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Titoli analitici e titoli uniformi: proviamo a fare il punto

Provo a fare il punto sulla situazione catalografica quanto a trattamento di titoli analitici e titoli uniformi, perché dalla pubblicazione delle REICAT in poi c’è stata una certa evoluzione, e non a caso alcuni hanno notato la differenza tra  questo post del blog apparso nel 2010 e questo documento del 2013.

Non si può dare un quadro definitivo dell’argomento perché le norme catalografiche sono in evoluzione, l’ICCU sull’apposito sito non ha ancora pubblicato la parte relativa ai legami titolo, e neppure, per quanto mi risulta, ha anticipato la soluzione che verrà prevista. L’unica cosa che si può fare è provare a sintetizzare quello che è attualmente noto, in modo da ricavarne indicazioni pratiche sul modo di procedere quando si cataloga:

  1. Le REICAT hanno scarsa simpatia per i titoli analitici, benché non li proibiscano, e preferiscono di gran lunga i titoli uniformi per le opere contenute in una pubblicazione. Non prevedono la distinzione tra N e T, e secondo me fanno bene perché è una distinzione troppo sottile e di scarso interesse per gli utenti (che un contributo si presenti come contenuto aggiuntivo rispetto a quello principale si può evidenziare in descrizione, se necessario)
  2. La risposta data dall’ICCU nel 2010 di cui veniva riferito nell’articolo sopra citato rifletteva sostanzialmente questo orientamento restrittivo
  3. La Guida musica però, apparsa nel 2012, ha una posizione diversa, e secondo me con ragione: nella musica, e specialmente nelle registrazioni l’argomento ha importanza particolare importanza perché le raccolte sono frequentissime e spesso contengono un numero molto elevato di opere. La Guida non prevede i T ma rivaluta gli N per evitare che si perdano elementi descrittivi importanti. Un esempio tipico è una raccolta di registrazioni che contiene esecutori diversi per le diverse opere: se non si fanno i titoli analitici, non potendosi legare gli esecutori ai t.u., essi andrebbero legati tutti al titolo base, ma risulterebbe poco chiaro chi esegue cosa, e a volerlo spiegare in descrizione si rischierebbe di fare descrizioni pesantissime. Il titolo analitico invece permette di registrare l’informazione in modo chiaro e immediatamente comprensibile. I titoli uniformi in questo caso si legano ai titoli N e non al titolo base (al quale si lega un eventuale titolo per la raccolta). Se invece non si fanno gli N, che non sono obbligatori (e a volte sono certamente superflui) si legano tutti i t.u. al titolo base. Il t.u. per gli N è obbligatorio, secondo il principio generale.
  4. Queste regole mi sembrano sensate e facilmente applicabili a tutti i tipi di documenti
  5. Nelle bozze della nuova Guida però ricompare il titolo T, ma siccome manca la parte sui legami non si sa quale uso voglia farne l’ICCU: può anche darsi che sia previsto solo per compatibilità col pregresso con la raccomandazione di non usarlo, oppure che venga eliminato nella versione definitiva, però finora non lo sappiamo, come non sappiamo i criteri per l’uso degli N
  6. Vista l’incertezza, secondo me la conclusione è che sia ragionevole seguire il criterio che risulta dalla Guida musica

 

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Dati sulla rappresentazione

A partire dalla versione di SbnWeb del 18.4.2016 si può notare che correggendo qualunque descrizione appaiono in fondo alla schermata i campi relativi alla rappresentazione, anche quando sono palesemente inapplicabili al tipo di documento che si sta catalogando.

Pensavamo che si trattasse di un errore, ma l’ICCU ci ha spiegato che con la nuova versione, i campi relativi alla rappresentazione e ai personaggi (precedentemente gestiti soltanto come campi specifici della musica a stampa e delle registrazioni sonore) sono stati resi disponibili – a livello di dati comuni dei documenti con tipo record ‘a’ – per l’inserimente dei libretti d’opera. Questi dalla versione 2.0 del protocollo possono essere trattati anche come materiale M (senza specificità) o E (materiale antico data < 1831) tipo record a con l’inserimento del campo tipo testo letterario: libretto.

Documenti dell’ICCU che trattano di questo argomento: lettera ai poli del 1.12.2014 e documento del 28.4.2016 su evoluzione protocollo SBNMARC.

Codice EAN e UPC

Il Manuale SBN musica a p. 46-47 cita, tra i numeri standard applicabili al materiale musicale, soprattutto alle registrazioni i codici EAN e UPC (che sono codici identificativi dei prodotti nati non in ambito bibliografico ma commerciale e industriale, ed infatti si applicano a prodotti di ogni genere) senza ulteriormente distinguerli tra loro . Di solito, per quello che ci interessa, si trovano su registrazioni musicali e video.

In realtà però SBN prevede questi due codici come tipi diversi di numero standard, quindi a volte possono sorgere dubbi su quale sia il tipo appropriato se questa informazione non risulta chiara dal documento.

Una rapida ricerca su Internet mostra alcuni riferimenti interessanti sull’argomento, ad esempio questi:

https://it.wikipedia.org/wiki/European_Article_Number http://codiceabarra.it/differenza-codici-ean-13-e-upc-a/
http://www.gs1.org/barcodes/ean-upc

da cui risulta che il codice EAN ha 13 caratteri mentre UPC ne ha 12. Questo quindi dovrebbe essere un elemento che permette di distinguere facilmente i due codici, ed inoltre non dovrebbe essere possibile inserire l’EAN al posto dell’UPC  e viceversa perché il numero di caratteri non sarebbe valido. Se invece SbnWeb facesse un controllo solo sulla lunghezza del codice in rapporto al campo, sarebbe impossibile inserire l’EAN come UPC, perché è più lungo, ma non il contrario, perché UPC, essendo più breve, non supera la lunghezza massima ammessa.

Un’altra informazione che può essere utile conoscere è che EAN e usato in Europa e Giappone (dove prende il nome di JAN), UPC negli Stati Uniti.

Se qualche catalogatore ha maggiore esperienza con questi codici ed ha trovato qualcosa di interessante ce lo racconti.

Personaggi e interpreti (trabocchetto musicale)

Oggi sveliamo quello che rischia di essere un piccolo trabocchetto del programma.

Quando si cataloga una registrazione musicale (tipo materiale U – musica, tipo record j – registrazione sonora musicale), tra i campi specifici della monografia c’è anche una tabella nella quale si possono registrare i personaggi e gli interpreti, indicando il nome del personaggio, il registro vocale e l’interprete, che deve essere già presente nell’archivio autori.

Vedere un campo denominato Interprete può far pensare che si debba inserire il nome dell’interprete, ma se si fa in questo modo si otterrà sempre il messaggio che l’interprete cercato non è presente in base dati.

La spiegazione è molto semplice: non bisogna inserire il nome dell’interprete, ma il VID e in questo modo tutto funziona.

Ovviamente gli interpreti vengono legati al titolo anche come autori, ma questa funzionalità serve ad inserire informazioni di dettaglio (appunto il nome del personaggio ed il registro vocale) che sono certamente utili ma che dal legame normale non risulterebbero altrettanto bene (si potrebbero al massimo mettere in nota al legame). Si tratta comunque di dati facoltativi, e non c’è dubbio, a mio parere, che la gestione sia un po’ scomoda perché bisogna creare i legami e separatamente compilare la tabella: sarebbe molto meglio poter importare automaticamente gli interpreti già legati al titolo, integrando poi i dati aggiuntivi, o almeno dal campo Interprete poter lanciare una ricerca sugli autori, mentre si può solo inserire direttamente il VID.

 

 

Codice tipo materiale coi titoli uniformi

Un catalogatore ha notato che SbnWeb propone il menu di scelta del codice di tipo materiale (moderno, antico, musica, grafica, cartografia) anche nella creazione dei titoli uniformi, e si è giustamente chiesto che senso abbia applicare tali codici a questo tipo di titolo.

A prima vista si può osservare che il codice può essere sensato per musica, grafica e cartografia, perché si tratta di caratteristiche intrinseche di un’opera (se un’opera è una composizione musicale o un disegno, sarà sempre tale, altrimenti si tratterebbe di un’altra opera, ad esempio di una poesia ispirata ad un disegno, o di un disegno ispirato ad una composizione), mentre non si capisce che cosa c’entri col titolo uniforme il concetto di moderno e antico, che palesemente si applica alle edizioni (manifestazioni nella terminologia FRBR).

Abbiamo fatto alcune prove, da cui abbiamo constatato che in effetti questi due ultimi codici vengono ignorati qualche che sia la scelta che fa il catalogatore in sede di creazione.

Per capirci di più, abbiamo chiesto chiarimenti a Gabriella Contardi dell’ICCU che, disponibile come sempre, ci ha risposto che l’unico codice di cui viene tenuto conto è U = musica.

Il motivo è il seguente: il titolo uniforme musicale, se è generato da un utente che non gestisce le specificità della Musica (come avviene con tutti gli applicativi di vecchia generazione e anche alcuni dei nuovi), consiste nella semplice stringa titolo. Se invece è creato da qualcuno che gestisce le specificità della Musica (come noi con SbnWeb), il t.u. musicale non viene immesso come stringa ma ricostruito automaticamente dal sistema in base ad un algoritmo che “compone” in una stringa le informazioni inserite nei singoli campi presentati dall’applicativo, e corrispondenti ai diversi elementi che costituiscono questo titolo (per esempio designazione, tonalità, numerazione ecc.).
A chi non gestisce le specificità l’indice restituisce quindi la sola stringa ricomposta, agli altri invece restituisce i singoli campi. Il problema era: come fare ad impedire che qualcuno, che non gestisce le specificità della Musica, modifichi la stringa “bruciando” il contenuto dei campetti? La soluzione è stata quella di applicare il tipo materiale al titolo uniforme.

Se un t.u. è identificato come musicale tramite il codice di genere, l’indice ne impedisce la modifica a chi non gestisce i campi specifici della musica.

Di per sé quindi per il titolo uniforme dovrebbe esserci solo la possibilità di indicare come tipo di materiale Musica o nulla. Il fatto che venga proposto il menu con tutti i tipi di materiali è solo una caratteristica del programma che non ha alcun effetto pratico, perché le scelte diverse da U vengono ignorate.

Non mi pare che finora questo fatto abbia causato particolari dubbi o problemi, però è bene sapere come stanno le cose.

Guida alla catalogazione SBN Musica

L’ICCU ha annunciato la pubblicazione della Guida alla catalogazione in SBN. Musica: musica e libretti a stampa, registrazioni sonore, video e risorse elettroniche musicali.

La Guida è disponibile in versione a stampa e online.La pubblicazione a stampa è in vendita all’ICCU e le richieste possono essere inviate per posta all’ Ufficio Vendite, Viale Castro Pretorio, 105 – 00185 Roma, per fax: 06/4959302 o per e-mail: venditapubbl@iccu.sbn.it.

La versione online sul sito dell’ICCU è accessibile a questo indirizzo (link diretto al al documento qui).

Questa nuova guida ovviamente dovrà essere applicata a tutte le catalogazioni di materiale musicale. Si tratta della prima edizione ufficiale, quelle che abbiamo usato finora e su cui abbiamo fatto anche dei corsi erano solo bozze.

Bisogna fare i complimenti all’ICCU per aver distribuito non solo la versione a stampa a pagamento, ma anche la versione online gratuita (PDF stampabile), spero che verrà fatto lo stesso anche per la nuova Guida SBN (e magari anche per le REICAT).

Codici presentazione musicale in SbnWeb e nel CBL

Recentemente alcuni hanno notato che nel CBL la formulazione della presentazione musicale (non quella che deriva dalla descrizione, ma quella che deriva dall’apposito campo codificato che SBN prevede per i record musicali) non risulta corretta: infatti o appaiono dei codici che non corrispondono a quelli previsti dall’Unimarc nel campo 125$a e comunque sono incomprensibili ai più, oppure appaiono dei valori decodificati errati.

Abbiamo visto che questo inconveniente è causato dal fatto che SBN prevede per quel dato dei codici suoi propri, diversi da quelli Unimarc, sui quali invece l’opac si basa per la decodifica. Questi codici si possono vedere nella tabella PRES (da Gestione del sistema).  L’opac visualizza i codici che non riesce a decodificare, ma alcuni dei codici SBN corrispondono causalmente a valori ammessi dall’Unimarc per il 125$a con significato del tutto diverso, e in questi casi l’opac visualizza valori errati.

La tabella PRES prevede però anche una mappatura tra codici SBN e codici Unimarc, mappatura che abbiamo impostato credendo che questo avesse effetto solo sullo scarico Unimarc: abbiamo invece riscontrato che ciò determina anche quali codici vengono inviati all’indice. Se vengono inviati i codici Unimarc invece dei codici SBN, l’indice non li accetta e non permette di inserire il dato.

L’unico modo per non impedire di lavorare ai catalogatori che trattano la musica è stato quindi quello di ripristinare la situazione precedente, con i relativi problemi nell’opac (in catalogazione funziona tutto regolarmente).
Per adesso quindi bisognerà rassegnarsi ad una difettosa visualizzazione di questo dato nei record provenienti da SBN. Prevedere nell’opac un trattamento ad hoc per tali record non è una soluzione molto efficiente, sarebbe necessaria una evolutiva di SbnWeb che consenta di impostare i codici ai soli fini dell’esportazione, oppure dell’indice per fargli accettare anche i codici Unimarc.

Pubblicata la bozza completa della Guida alla catalogazione della musica

Sul sito dell’ICCU è stata pubblicata nei giorni scorsi la bozza completa della Guida alla catalogazione in SBN – Musica a stampa – Libretti a stampa – Registrazioni sonore musicali – Video musicali, di cui finora era disponibile solo una versione limitata alla descrizione bibliografica.

Il testo si trova a questo URL:

http://www.iccu.sbn.it/opencms/export/sites/iccu/documenti/2011/Guida_SBN_musica_luglio_2011.pdf.

Fino al 30 settembre 2011 è possibile inviare commenti e osservazioni a Daniela Gigli dell’ICCU.

 

Ci fanno i complimenti

Roba da non credere, ci fanno persino i complimenti.

Federica Riva, presidente di IAML Italia, in un commento che è stato erroneamente inserito su Amibiblioblog ma in realtà si riferisce a questo blog, si complimenta per quello che facciamo in materia di catalogazione musicale che definisce a mio personale parere la novità più interessante nella discussione catalografica musicale di questi anni, per quanto attiene la comunicazione tra professionisti dei risutati della ricerca.

Mi sembra che questi complimenti siano anche superiori ai nostri meriti, comunque sono un motivo in più per cercare di fare sempre meglio!

Link per la catalogazione musicale

Raccogliamo in questo post alcuni link utili per la catalogazione musicale.

Nel sito della International Association of Music Libraries (IAML) ci sono importanti risorse utili per formulare il titolo uniforme musicale:

Termini normalizzati per le forme musicali (glossario multilingue, anche in italiano)

Termini normalizzati per i mezzi di esecuzione (glossario multilingue, anche in Italiano).

Merita comunque dare uno sguardo anche ad altre parti del sito.

L’OPAC RISM (Repertoire internationale des sources musicales) dà accesso a record di documenti musicali, soprattutto manoscritti:

OPAC RISM

Liste di risorse si trovano poi su:

IAML Italia (dove siamo citati anche noi!)

Ufficio Ricerca Fonti Musicali
tra le moltissime risorse, l’elenco delle voci descrittive usate in SBN Musica.

Una catalogatrice ha segnalato che per ricercare le forme varianti dei nomi, in particolare delle orchestre è utile il servizio WorldCat Identities (che peraltro non si limita ai nomi di interesse per la catalogazione musicale).

Naturalmente allo stesso scopo è utile il ben noto Library of Congress Authorities.

Nomi delle orchestre

Nella catalogazione delle registrazioni musicali un elemento di dubbio sono sempre i nomi delle orchestre, perché hanno la tendenza a presentarsi nei modi più diversi.

Un tempo nei dischi pubblicati in Italia era uso darli in italiano (Orchestra Filarmonica di Vienna), oggi di solito almeno i nomi nelle lingue più diffuse sono dati in originale, anche se non mancano dei casi in cui invece sono tutti in inglese. Quasi mai sono dati in originale i nomi delle orchestre dell’est o scandinave, che spesso sono in inglese (proprio recentemente ho visto due CD della Carlsbad Symphony Orchestra, che è l’orchestra sinfonica di Karlovy Vary nella Repubblica Ceca).

Per non trasporre la stessa confusione nel catalogo quindi il catalogatore deve valutare bene quali siano le intestazioni da creare.

Il criterio della forma prevalente nelle pubblicazioni per lo più è inapplicabile perché non si ha a disposizione un numero sufficiente di pubblicazioni. Difficilmente applicabile è anche il criterio per cui ai fini dell’intestazione il nome è di norma quello che l’ente stesso usa o adotta per le sue opere e si determina sulla base delle sue pubblicazioni nella lingua originale (REICAT 16.1). Infatti, fino a che punto ha senso dire che in una registrazione musicale l’orchestra usa o adotta un nome? E fino a che punto ha senso parlare di lingua originale in questo contesto?

In pratica sono importanti soprattutto tre cose:

  1. fare bene attenzione a non creare intestazioni distinte per denominazioni diverse della stessa orchestra, cosa facile se non si riflette abbastanza sulla grande variabilità di questi nomi e quindi non ci si pone il problema se un nome non trovato non sia la traduzione di un altro nome già presente
  2. non preoccuparsi oltre misura di quale debba essere la forma accettata (evitando comunque di adottare una forma insolita come forma accettata), ma fare attenzione a registrare, nei limiti del possibile, tutte le forme che possono essere significative per la ricerca
  3. cercare di registrare, sempre nei limiti del possibile, la forma nella lingua originale (spesso si può accertare facilmente tramite il sito dell’orchestra).

Chiarimenti sui titoli uniformi musicali

Abbiamo avuto da Massimo Gentili Tedeschi dell’Ufficio Ricerca Fondi Musicali della Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, che è uno dei principali collaboratori alla stesura delle regole di catalogazione per il materiale musicale, in particolare in SBN, alcuni importanti chiarimenti sul titolo uniforme musicale.

Nella circolare dell’ICCU sull’argomento inviata nel settembre 2008 (si veda https://pololig.wordpress.com/2009/03/02/titoli-uniformi-musicali/) c’era un punto poco chiaro, e precisamente il seguente:

3. In caso di titoli uniformi di riduzioni, arrangiamenti, trascrizioni, etc. di opere originali è preferibile sempre catturare titoli uniformi, se esistenti; altrimenti si procederà ad una creazione ex novo.

Ora Gentili Tedeschi ha chiarito che ciò che si intende è che per ora non si dovrebbero creare titoli uniformi relativi a riduzioni, arrangiamenti, trascrizioni, e quindi al livello dell’espressione, ma limitarsi al titolo dell’opera.

In questo modo si dà al titolo uniforme musicale la sua funzione corretta di riferimento all’opera (work, in senso FRBR) mentre, non esistendo il livello intermedio, le informazioni pertinenti all’espressione vengono portate a livello di manifestazione, quindi sul record bibliografico. Questo implica il fatto che si devono ripetere, codificate o meno, su ogni descrizione, ma evita il proliferare di titoli uniformi diversi (perché riferiti ad espressioni diverse) per la stessa opera.

Da parte mia aggiungerei che questo è collegato alla “compressione” del livello dell’espressione che è ben evidente nelle REICAT anche indipendentemente dal materiale musicale, e di cui abbiamo già parlato ampiamente anche nelle lezioni di catalogazione.

In linea di principio, un corretto trattamento dell’espressione dovrebbe richiedere un legame gerarchico tra titolo dell’opera e titolo dell’espressione, e poi un altro livello di legame tra espressione e manifestazione, cosa che però dal punto di vista pratico potrebbe essere un po’ complicata.

Con i legami attualmente previsti da SBN invece potremmo solo legare al titolo della manifestazione (cioè il titolo M o anche N o T) sia il titolo dell’opera che quello dell’espressione, con evidente ridondanza ed appesantimento dei dati, oppure limitarci a quello dell’espressione frammentando quindi l’opera in una molteplicità di titoli.

Rispetto a queste due soluzioni, entrambe palesemente assai difettose, mi sembra certamente meglio limitarsi a formulare il titolo uniforme per l’opera.

Titoli uniformi musicali

Nel settembre 2008 l’ICCU aveva emanato la seguente circolare sui titoli uniformi musicali (già diffusa in lista con messaggio del 12 settembre):

AVVERTENZE AI POLI

Questa avvertenza riguarda tutte le biblioteche dei Poli SBN che catalogano materiale musicale sia con protocollo SBN che con protocollo SBNMARC.

AVVERTENZA SUL TITOLO UNIFORME

1. Poiché è in corso un progetto di bonifica dei titoli uniformi delle composizioni di Beethoven, Bach, Brahms, Mozart si raccomanda di non effettuare creazioni ma catture nel caso di titoli uniformi legati agli
autori citati
2. Si raccomanda comunque la cattura e non la creazione di titoli uniformi di composizioni di autori presenti nell’Indice SBN
3. In caso di titoli uniformi di riduzioni, arrangiamenti, trascrizioni, etc. di opere originali è preferibile sempre catturare titoli uniformi, se esistenti; altrimenti si procederà ad una creazione ex novo
4. Nel caso si trovino più titoli uniformi per una stessa composizione, si raccomanda di catturare sempre il titolo con BID CMP. Questo comportamento ha il vantaggio sia di non vanificare lavori di correzione in corso su tali titoli ma anche di aumentare le possibilità di ricerca nell’OPAC dell’Indice trattandosi di titoli comprensivi di tutti gli elementi musicali
5. Tali raccomandazioni restano valide anche nel caso in cui i titoli uniformi risultassero non corretti nell’ordine degli elementi oppure nella punteggiatura o anche nella presenza di tutti gli elementi previsti dalle norme. Queste eventuali mancanze possono essere generate dalla ricomposizione automatica degli elementi immessi (protocollo SBNMARC), ma la creazione di un nuovo titolo uniforme genererebbe comunque duplicazione di dati
6. Nel caso di più titoli con BID CMP è preferibile catturare quello collegato ad un maggior numero di notizie

Per problemi da porre, chiarimenti da chiedere, indicazioni ed esempi in tale ambito, si può fare riferimento al Gruppo di studio sul materiale musicale (presso Gisella De Caro – ICCU (g.decaro@iccu.sbn.it) .

Nei giorni scorsi, su sollecitazione di alcuni catalogatori dispiaciuti di non poter creare titoli di composizioni di Beethoven, Bach, Brahms e Mozart anche quando sicuramente mancanti, sono state chieste informazioni all’ICCU e all’Ufficio Ricerca sulle Fonti Musicali (URFM), il quale ha chiarito che per le opere di Bach, Beethoven, Brahms e Mozart non vanno creati nuovi titoli uniformi in indice, nel modo più assoluto, soprattutto se si tratta di titoli privi delle specifiche musicali, cioè a partire dagli applicativi di polo che non utilizzino il nuovo protocollo SBN-Marc. Il lavoro di bonifica è formalmente terminato, ma vengono ancora monitorati gli autori su cui si è intervenuti per evitare un rapido deterioramento dei dati in SBN.

Se dovessero esserci nuovi titoli da creare è sufficiente che il catalogatore li segnali all’URFM insieme al BID
a cui legarli (se il catalogatore preferisce fare lui il legame gli verrà invece comunicato solo il BID corrispondente al titolo da legare). Se non si tratta di molti titoli, di norma l’operazione può essere fatta nel giro di 24 ore. Ovviamente il catalogatore dovrà fornire tutti gli elementi utili ad identificare la composizione.

Per chiedere la creazione del titolo è sufficiente inviare un email al dott. Massimo Gentili Tedeschi e al dott. Attilio Rossi.

Anche per gli autori diversi dai quattro citati, rimane comunque la raccomandazione di creare titoli uniformi musicali con cautela, dopo aver accettato bene che non ce ne siano di corrispondenti alla composizione che si deve catalogare, neppure formulati in modo non del tutto corretto. Del resto è un principio generele che non si deve mai duplicare un dato solo perché quello da catturare contiene errori o è incompleto.