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Titoli uniformi nella circolare ICCU sull’applicazione delle REICAT in SBN

Non è uscita un’altra circolare, ma parliamo sempre di quella del febbraio 2010.

Alcuni si stupiscono leggendo, a pagina 12, quanto segue:

per le edizioni in lingua originale il titolo uniforme non è obbligatorio. Se ne raccomanda l’uso, però, per le opere pubblicate nella stessa lingua ma con titoli diversi

che evidentemente non è coerente con l’obbligatorietà del titolo uniforme prevista dalle REICAT, di cui anzi si può considerare il punto fondamentale:

L’impiego del titolo uniforme è obbligatorio per tutte le opere (9.0.3 p. 324)

Poche righe prima, la circolare spiegava che

L’applicazione del titolo uniforme a tutte le registrazioni bibliografiche già presenti in Indice e a tutte quelle che da ora in poi verranno immesse richiederebbe un lavoro troppo oneroso. Si stabilisce quindi per il momento …

Sono quindi disposizioni che si suppongono transitorie, ma nel frattempo bisogna innanzitutto osservare che la circolare  dice che in certi casi il titolo uniforme non è obbligatorio ma non dice che sia vietato, quindi è del tutto ammesso utilizzarlo sempre come previsto dalle REICAT. In questi anni anzi ci sono stati diversi capitolati per incarichi di catalogazione che prevedevano espressamente l’inserimento del titolo uniforme per tutte le opere.

Limitarsi a quanto previsto dalla circolare, anche se ovviamente è una scelta legittima, presenta nella pratica diversi inconvenienti, che emergono se si considerano che il catalogo SBN è un lavoro collettivo che si sviluppa nei tempi lunghi (nel 2012 sono 27 anni di catalogazione in SBN).

Basti pensare che se chi cataloga un’edizione in lingua originale non inserisce il titolo uniforme, lo inserirà chi cataloga una traduzione: costui però potrebbe non essere in grado di modificare l’edizione in lingua originale per collegarle il titolo, col risultato di dare l’impressione che di quell’opera ci siano a catalogo solo traduzioni.

Inoltre quando un’opera viene pubblicata per la prima volta non si sa se verrà pubblicata in futuro nella stessa lingua  con titoli diversi: se questo accadrà, si riproporrà la stesso problema dell’altro caso.

Inoltre a prendere la circolare alla lettera sembra che per le edizioni in lingua originale non sia neppure obbligatorio il legame ad un titolo uniforme già esistente, e magari legato ad altre edizioni in lingua originale, anche se quasi certamente il testo voleva riferirsi solo alla creazione del titolo.

Per evitare questi inconvenienti quindi in pratica il titolo uniforme andrebbe sempre creato per le nuove catalogazioni (a meno che manchino le informazioni per formularlo in modo attendibile o che questo richieda ricerche di entità eccessiva).

Per quanto riguarda il pregresso, è chiaro che non è realistico pensare di riprendere in mano tutti i reticoli solo per aggiungervi il titolo uniforme, però quando è possibile farlo in modo ragionevolmente agevole, magari quando si deve intervenire su un reticolo per altri motivi, sarebbe meglio farlo.

Ad esempio, se si crea un reticolo con tanto di titolo uniforme per una nuova edizione di un’opera, e in biblioteca ci sono altre edizioni dell’opera, sarebbe bene, nei limiti del possibile, collegare anch’esse al t.u.

Cattura reticoli a livelli

In SbnWeb c’è una importante novità nella cattura dei reticoli a livelli.

Se si cattura senza fare la selezione delle notizie inferiori, viene catturata solo la notizia base (ovviamente insieme ad eventuali titoli A, B, D e P collegati) ma non le inferiori, a differenza di quanto avveniva in client/server dove la stessa operazione catturava tutto il reticolo.

In questo modo se si cattura trascurando di selezionare le inferiori, cosa che capitava per errore, ma che qualcuno purtroppo faceva per metodo, non vengono localizzate notizie non possedute che si devono poi delocalizzare (a mno di lasciarle localizzate dando così una informazione errata).

La cattura della sola notizia base è da fare in due casi:

  • quando non si possiede nessuna delle inferiori già esistenti, ma se  ne possiedono altre (che verranno create dopo la cattura della notizia base)
  • quando si fa un recupero da cataloghi preesistenti che non hanno la catalogazione a livelli, per cui non si hanno informazioni sulle  inferiori; in questi casi però sarebbe meglio verificare la pubblicazione.

 

Reticoli secondo le REICAT

Per incoraggiamento a tutti coloro che cercano di applicare le REICAT, cosa che mi pare finora non abbia destato eccessivo entusiasmo, segnalo alcuni reticoli creati in base alle nuove regole, indicando anche i loro elementi più interessanti dove non sono immediatamente evidenti:

CAG1710318
data di copyright e di stampa riportata come data di pubblicazione

LIG0044143
catalogo dell’archivio di un ente che ha come intestazione principale la redattrice, che lo ha realizzato quando l’ente in questione non esisteva più

LIG0071354

LIG0071434

VEA1002970
modificato aggiungendo il titolo uniforme e i legami 3 ad enti utili per l’accesso e/o con responsabilità ma non presenti sulla fonte primaria

NAP0480876
atti di un convegno in cui, oltre all’aggiunta del titolo uniforme, è stato aggiunto il legame ad un convegno il cui nome formale non figura sulla fonte primaria (frontespizio) ma in una pagina successiva, che contiene anche il programma del convegno; si noti che il legame è 3 al livello della manifestazione, ma 1 al livello dell’opera: infatti che il nome del convegno figuri o no sulla fonte primaria è una caratteristica della singola manifestazione (su una potrebbe figurare e  su un’altra no), che non tocca però il rapporto tra l’ente e l’opera

LIG0074332

LIG0074953

LIG0077186
data di copyright giudicata coincidente con la data di pubblicazione e quindi riportata come tale; si noti che il t.u. ha un legame all’autore Davis, Carolyn che non figura sulla pubblicazione, ma è coautore delle prime due edizioni dell’opera (la biblioteca che ha creato questo reticolo non le possiede, per cui non ha potuto legarle al t.u.)

Trattamento pubblicazioni in più unità fisiche

Recentemente mi hanno chiesto quali sono le cose fondamentali da tenere presente per il trattamento delle pubblicazioni in più unità fisiche.

Dopo averla preprato la risposta ho pensato che potesse servire a tutti coloro che non sono ancora molto esperti, per cui la inserisco anche nel blog.

1 – NUOVE CATALOGAZIONI

Dal punto di vista catalografico ovviamente bisogna fare riferimento alla Guida SBN, di cui inutile è inutile fare qui riassunto.

Da leggere bene, comunque in particolare i paragrafi sulle descrizioni a più di tre livelli (rarissime) e quello sui falsi livelli (meno rari). Quest’ultimo paragrafo è piuttosto contorto e si capisce meglio dagli esempi che dal testo, comunque si tratta di questo: ci sono pubblicazioni che apparentemente hanno tre livelli di titoli, ma una numerazione del livello più basso (unità fisica) che si riferisce al titolo d’insieme e non al livello intermedio, come in questo esempio:


TITOLO D'INSIEME
[titolo intermedio 1]
volume 1
volume 2
volume 3
[titolo intermedio 2]
volume 4
volume 5

In questo caso il presunto titolo intermedio si ignora (si segnala solo in nota, o al massimo come titolo D se fosse importante per l’accesso, ma è raro) e si fa una descrizione a due livelli.

Le Reicat inclinano a non creare catalogazioni distinte per le unità fisiche prive di titolo significativo, cioè in SBN i titoli di natura W, ma per ora in SBN si continua a fare queste catalogazioni, che del resto le REICAT non vietano. La recente Circolare dell’ICCU sull’applicazione delle REICAT in SBN specifica però che

Fanno eccezione [al trattamento a livelli] le pubblicazioni costituite da più unità edite insieme contemporaneamente (es. materiale sonoro e musicale, grafico, elettronico) per le quali si può descrivere il livello generale chiuso senza descrivere le singole unità.

Questo del resto era previsto dalla bozza di norme per la catalogazione del materiale video.

Per quanto riguarda i titoli uniformi, nel caso in cui la pubblicazioni in più unità fisiche contenga anche più opere, le REICAT non specificano a quale descrizione vadano legati: io suggerirei di legarli al titolo d’insieme in modo da non disperderli troppo nel reticolo.

Per nuove notizie inferiori, se si tratta di W bisogna crearli partendo dal titolo superiore, perché non si può creare un W da solo. Se si tratta di M si possono creare sia dall’alto che dal basso, ma è consigliabile la seconda soluzione (cioè creare la M e poi il legame 1 al titolo superiore) perché altrimenti non viene fatta la ricerca sul titolo e quindi si rischia di creare dei duplicati, soprattutto se qualcuno avesse già creato la notizia ma senza legarla al titolo superiore.

2 – CATTURE

Catturando un elemento del reticolo viene localizzato l’intero reticolo, quindi tutti gli M e W inferiori.

Se non si possiedono tutti i volumi corrispondenti, non bisogna effettuare la normale cattura, ma utilizzare la funzionalità Gestione livelli 51, accessibile da Vai a -> Gestione bibliografica: viene visualizzato il reticolo, nel quale si possono selezionare con il doppio click i BID da catturare (doppio click di nuovo per deselezionarli).

La scelta riguarda solo i BID gerarchimente inferiori, cioè appunto legati con legame 51 (contiene), tutti gli altri titoli (A, B, C, T, D, P) vengono catturati automaticamente.

Se si cattura qualche bid per sbaglio bisogna – a seconda se è un M o un W – utilizzare la cancellazione titolo oppure delocalizzarlo in biblioteca, polo e indice (in questo secondo caso, se non ha altre localizzazioni in polo andrebbe poi eliminato del tutto, e a questo scopo bisogna avvertire il responsabile del Polo).

3 – COLLOCAZIONE

Se si vuole, si può dare a ciascun volume una collocazione indipendente, utilizzando quindi lo stesso metodo che si usa per i volumi singoli.

Questo però comporta diversi inconvenienti: in Esame collocazioni si vedono i singoli volumi, e può essere difficile capire di che cosa si tratta, soprattutto se sono W. Inoltre con alcuni tipi di collocazione, in particolare quelli che prevedono il numero di catena, se non si hanno subito tutte le unità fisiche diventa impossibile aggiungerle poi di seguito, perché nel frattempo saranno stati collocati altri volumi.

Si può però anche creare una collocazione a livelli, ossia dare una collocazione al titolo superiore, ed identificare ogni unità fisica con una indicazione della sequenza, cioè della posizione in quell’unità è collocata. L’inventario si dà sempre al livello dell’unità fisica, quindi al BID di livello più basso.

Si procede in questo modo: si parte dalla prima unità fisica che si vuole collocare, si assegna l’inventario nel modo consueto, poi in collocazione si sceglie il tab “Nuova collocazione a livelli”, e si assegna la collocazione al titolo superiore e la sequenza all’unità fisica.

E’ molto importante compilare anche la consistenza, che si riferisce all’insieme della collocazione, e non dovrebbe contenere solo il numero totale delle unità fisiche, ma l’elenco, ad esempio non:

7 v.

ma

v. 1-7
oppure
v. 1-3, 5 (2 copie), 6-7
(in entrambi questi esempi il totale è 7 volumi ma evidentemente la consistenza è diversa)

Altri esempi:


v. 1-3
v. 2,4,6-8

Dalla seconda unità fisica in poi, una volta assegnato l’inventario, si sceglie il tab Collocazioni presenti nel reticolo, si sceglie la collocazione desiderata e si procede come prima, aggiornando la consistenza se necessario (qualunque volume si collochi, il programma mostra sempre la consistenza complessiva della collocazione).

La sequenza, come detto, rappresenta l’ordine in cui sono fisicamete collocate le unità: se la pubblicazione presenta un ordine numerico o alfabetico normalmente si segue quello, ma se per qualche motivo si collocano i volumi in un ordine diverso, la collocazione deve riportare quest’ultimo e non quello della pubblicazione. Ovviamente se la pubblicazione non ha una suo ordine intrinseco si sceglierà comunque un ordinamento ai fini della collocazione.

Questo dato può corrispondere o no alla numerazione del volume presente in descrizione, non c’è un collegamento necessario tra i due dati.

Se si hanno più copie di alcune o tutte le unità fisiche, non si è assolutamente obbligati a collocarle tutte insieme: si possono aggiungere alla stessa collocazione, creare nuove collocazioni a livelli o anche collocare singolarmente i volumi doppi.

Infine, un consiglio generale: se possibile, quando si è inesperti è meglio non trattare subito reticoli molto grossi, come quelli delle grandi enciclopedie o altre opere di consultazione, che di solito contengono molte edizioni dei diversi volumi, e in aggiunta molti duplicati e catalogazioni fatte male, per cui può essere difficile individuare i volumi da catturare. E’ consigliabile invece acquisire prima un po’ di esperienza con reticoli a livelli ma più semplici.

Titolo uniforme nelle edizioni in lingua originale

Ad alcuni catalogatori sembra strano utilizzare il titolo uniforme anche per le pubblicazioni in lingua originale, nelle quali il titolo proprio della manifestazione (nella terminologia FRBR, dell’edizione nella terminologia più tradizionale) coincide con quello comunemente usato per identificare l’opera.

Posto che le REICAT non lasciano dubbi che il titolo uniforme sia da utilizzare anche in questi casi, visto che è obbligatorio per ogni opera, l’argomento merita qualche riflessione perché aiuta a capire la logica delle REICAT e quella di impiego del titolo uniforme in generale.

Collegare alla notizia di una manifestazione (per esempio in SBN una natura M) un titolo uniforme uguale al titolo proprio non è una ridondanza, perché si tratta di due entità diverse, che nella struttura logica della catalogazione hanno un posto ben distinto: il titolo proprio è un elemento della descrizione, e corrisponde al titolo che appare su quella particolare pubblicazione, mentre il titolo uniforme è l’identificativo standardizzato di un’opera. Stupirsi che siano uguali quindi è più o meno come stupirsi che una intestazione per autore sia uguale al nome dell’autore come figura sulla pubblicazione, solo che a quest’ultima cosa siamo tutti abituati, mentre alla prima non ancora. Mentre le regole precedenti erano incentrate sulla manifestazione, con le altre entità titolo che servivano essenzialmente da informazioni supplementari, queste nuove regole prevedono una sistematica distinzione dei livelli, nella quale ogni insieme di informazioni è relativamente autonomo, anche se collegato ad altri, perché si riferisce appunto a livelli diversi, per cui abbiamo le informazioni sulle opere che sono distinte da quelle sulle manifestazioni.

Questo diverso ruolo delle due entità ha poi dirette conseguenze pratiche: l’inserimento sistematico dei titoli uniformi permetterà agli OPAC, quando si saranno adeguati alla nuova normativa, di dare esplicitamente all’utente la possibilità di ricercare sui titoli uniformi per individuare non subito le pubblicazioni, ma le opere di suo interesse, e passare poi alla visualizzazione delle pubblicazioni collegate a tali opere (eventualmente con elementi di filtro quali lingua o altro), cosa che evidentemente non è possibile se in titoli uniformi non vengono inseriti sempre ma solo per alcune opere, cioè quelle che non hanno edizioni in lingua non originale.

A questo si aggiunge anche una considerazione pratica. Supponiamo che la prima catalogazione di un’opera avvenga da una pubblicazione in lingua originale, e non venga inserito il titolo uniforme. In seguito però viene catalogata una traduzione, a cui viene collegato il titolo uniforme. A questo punto molti sarebbero d’accordo a collegare questo titolo anche alle edizioni in lingua originale, ma il catalogatore lo ha inserito di solito non lo può fare, perché dovrebbe avere in biblioteca anche quelle edizioni e avere l’autorità sufficiente per poterle correggere. Il risultato più verosimile sarebbe di avere una grande quantità di edizioni non collegate al titolo originale e quindi non accessibili da una ricerca per tale titolo.

Infine, a questo punto dovrebbe essere ovvio il tramonto della nozione di titolo originale, che può essere mantenuta nel senso di titolo dell’edizione su cui è basata una particolare traduzione. Questo titolo si indica in nota, e se dovesse essere importante come elemento di accesso (caso raro ma possibile, ad esempio se fosse in evidenza sulla pubblicazione) andrebbe registrato come titolo di natura D (titolo variante).

Monografie collegate a periodici

Spesso i catalogatori meno esperti si pongono dubbi su come trattare le monografie collegate a periodici, ad esempio i numeri monografici (altre volte non se le pongono quando sarebbe meglio che lo facessero).

In realtà, la cosa è chiaramente spiegata nel manuale SBN (numeri monografici a p. 152 e supplementi p. 165) e non presenta alcuna particolare difficoltà, ma qui riassumo i punti principali con qualche considerazione aggiuntiva:

  • i numeri speciali o monografici sono notizie di natura M che si legano al periodico con legame 1 (fa parte di); si ha questo caso quando la monografia fa parte della numerazione del periodico o è espressamente qualificata come numero speciale e non si presenta come supplemento (o espressione equivalente)
  • i supplementi sono anch’essi notizia di natura M che si legano al periodico con legame 2 (supplemento di); si ha questo caso quando la monografia non fa parte della numerazione del periodico, a maggior ragione se viene espressamente indicata come supplemento; secondo le REICAT(paragrafo 1.4.6, p. 27) non si considerano supplementi le pubblicazioni diffuse o commercializzate insieme che non risultano parti di una pubblicazione unica (anche quando sono presentate come supplementi o allegati), norma molto opportuna che secondo me sarebbe opportuno applicare fin d’ora.Non c’è quindi alcuna necessità di elaborare soluzioni di fantasia, per esempio creare una nuova notizia di natura S con il titolo del periodico e i dati del numero monografico indicati in nota, come pure è stato fatto di recente.

Naturalmente vanno descritti come monografie quei numeri che hanno le caratteristiche di una monografia, non si descrive arbitrariamente come M un fascicolo qualunque di periodico, magari usando il titolo del periodico come titolo della presunta monografia e la numerazione come complemento del titolo!

E’ chiaro che per fare il legame il titolo del periodico deve esistere, quindi se non è già presente bisogna crearlo, e questo anche se non si possiede alcun altro numero del periodico. Può avvenire però che la monografia riporti i dati del periodico in modo incompleto: se si riesce comunque ad identificare il periodico con sicurezza si può integrare la catalogazione con dati provenienti da altre fonti, come ACNP o altri cataloghi non SBN (fare sempre attenzione ad indicare comunque correttamente la consistenza di indice), altrimenti è meglio non crearlo, indicando però la cosa in nota (ad esempio: Numero monografico di un periodico dal titolo …. ma non meglio identificato o altre espressioni appropriate).

Chiarimenti sui titoli uniformi musicali

Abbiamo avuto da Massimo Gentili Tedeschi dell’Ufficio Ricerca Fondi Musicali della Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, che è uno dei principali collaboratori alla stesura delle regole di catalogazione per il materiale musicale, in particolare in SBN, alcuni importanti chiarimenti sul titolo uniforme musicale.

Nella circolare dell’ICCU sull’argomento inviata nel settembre 2008 (si veda https://pololig.wordpress.com/2009/03/02/titoli-uniformi-musicali/) c’era un punto poco chiaro, e precisamente il seguente:

3. In caso di titoli uniformi di riduzioni, arrangiamenti, trascrizioni, etc. di opere originali è preferibile sempre catturare titoli uniformi, se esistenti; altrimenti si procederà ad una creazione ex novo.

Ora Gentili Tedeschi ha chiarito che ciò che si intende è che per ora non si dovrebbero creare titoli uniformi relativi a riduzioni, arrangiamenti, trascrizioni, e quindi al livello dell’espressione, ma limitarsi al titolo dell’opera.

In questo modo si dà al titolo uniforme musicale la sua funzione corretta di riferimento all’opera (work, in senso FRBR) mentre, non esistendo il livello intermedio, le informazioni pertinenti all’espressione vengono portate a livello di manifestazione, quindi sul record bibliografico. Questo implica il fatto che si devono ripetere, codificate o meno, su ogni descrizione, ma evita il proliferare di titoli uniformi diversi (perché riferiti ad espressioni diverse) per la stessa opera.

Da parte mia aggiungerei che questo è collegato alla “compressione” del livello dell’espressione che è ben evidente nelle REICAT anche indipendentemente dal materiale musicale, e di cui abbiamo già parlato ampiamente anche nelle lezioni di catalogazione.

In linea di principio, un corretto trattamento dell’espressione dovrebbe richiedere un legame gerarchico tra titolo dell’opera e titolo dell’espressione, e poi un altro livello di legame tra espressione e manifestazione, cosa che però dal punto di vista pratico potrebbe essere un po’ complicata.

Con i legami attualmente previsti da SBN invece potremmo solo legare al titolo della manifestazione (cioè il titolo M o anche N o T) sia il titolo dell’opera che quello dell’espressione, con evidente ridondanza ed appesantimento dei dati, oppure limitarci a quello dell’espressione frammentando quindi l’opera in una molteplicità di titoli.

Rispetto a queste due soluzioni, entrambe palesemente assai difettose, mi sembra certamente meglio limitarsi a formulare il titolo uniforme per l’opera.

Piccolo ripasso: cose da non inserire in descrizione

Ad uso dei principianti di SBN, un piccolo prospetto delle principali informazione che sono previste dalla descrizone ISBD ma in SBN si trattano come legami o in campi specifici. Alcuni infatti, anche se hanno studiato diligentemente la teoria, al momento di catalogare dimenticano alcune di queste cose e quindi creano descrizioni che in SBN sono errate. Saranno eventualmente gli opac che, sulla base dei dati SBN, provvederanno a visualizzare una descrizione ISBD standard completa di tutti gli elementi.

  • Designazione generica del materiale

    Non va in area 1 tra quadre dopo il titolo proprio, ma si esprime attraverso il codice di genere, che raccomando di utilizzare sempre, quando applicabile, anche se per ora è obbligatorio solo per i documenti elettronici. In realtà non tutti i codici di genere corrispondono alla designazione generica del materiale, alcuni sono ulteriori specificazioni che si possono aggiungere se necessario. Ad esempio una bibliografia in formato elettronico avrà il codice X per archivio elettronico (designazione generica) e il codice A per bibliografia.

    Esempio: NON

    *Fidelio [audioregistrazione] / Ludwig van Beethoven

    MA

    *Fidelio / Ludwig van Beethoven

    con codice di genere 6 (registrazione sonora musicale)

  • Titolo parallelo

    Non si mette in descrizione in area 1 ma si crea un legame con un titolo di natura P

  • Titolo di collezione

    Non si mette in descrizione in area 6 ma si crea un legame ad un titolo di natura C. Pertanto l’area 6 in SBN non viene mai usata in descrizione.

  • Numeri standard

    Non si mettono in descrizione in area 8 ma nell’apposito campo. Poiché l’area 8 non è prevista in alcun modo nella descrizione SBN, non va usata neppure per indicare le condizioni di disponibilità e il prezzo (se si ritiene necessario si possono indicare in nota).

  • Titolo originale

    L’espressione è ambigua: se si intende il titolo di raggruppamento, bisogna creare un legame ad un titolo di natura A o B; se si intende il titolo dell’edizione su cui è basata una traduzione, deve essere solo citato in nota. Se si ritenesse di dover dare un accesso a quel titolo, ad esempio perché presente con particolare evidenza sulla pubblicazione, dovrebbe essere creato un legame ad un titolo di natura D.

  • Titoli citati in nota

    I titoli citati in nota per qualunque motivo non costituiscono un elemento di accesso, quindi se si vuole rendere possibile una ricerca per quei titoli bisogna fare un legame alla notizia con la natura appropriata. Di solito quando si crea il legame non si cita il titolo anche in nota, ma in qualche caso può essere utile farlo, ad esempio per rendere la descrizione più comprensibile.

  • Periodico di livello superiore

    Nel caso di numeri monografici di periodici (se li si vuole descrivere autonomamente) o di supplementi di periodici, il titolo del periodico è un elemento di accesso importante, quindi non basta citarlo in nota, né tanto meno bisogna infilarlo a forza in area 1 creando dei miscugli di titoli di diverso livello, ma si deve creare un legame al periodico, e questo anche se la biblioteca non avesse alcun altro numero di quel periodico. Se però il periodico non fosse chiaramente identificabile, non si dovrebbe creare il legame, ma consiglierei di indicare la cosa in nota per segnalare l’incompletezza sia ai lettori che agli altri catalogatori.

  • Varianti del titolo

    Le varianti del titolo importanti per la ricerca devono essere segnalate con dei titoli di natura D e non citate solo in nota (di solito non si citano, ma – come osservato – lo si può fare se lo si giudica importante per la chiarezza della descrizione).

Legami agli estratti

Spesso qualcuno si chiede quale sia in SBN il legame tra l’estratto e la pubblicazione di origine.

La risposta è semplicissima: non è previsto nessun legame tra le due descrizioni, il titolo della pubblicazione madre si indica solo in nota (cfr. manuale M5B p. 68).

Modifica legami 51

A volte qualcuno rimane perplesso scoprendo che i legami 51 non si possono cancellare e modificare come gli altri dalla normale procedura di variazione legami e cancellazione legami.

Questi legami gerarchici vanno trattati dal basso, ossia a partire dalla notizia di livello inferiore (quella di arrivo del legame), che li vede come legami 01 (non contiene, ma fa parte di).

Si può quindi cercare direttamente la notizia inferiore, oppure partire dalla superiore, selezionare la notizia sul cui legame si vuole intervenire e andare in gestione bibliografica. In qualunque modo si sia fatta la ricerca, qui il reticolo apparirà visto a partire dalla notizia inferiore selezionata, con sotto quella superiore. Per intervenire sul legame bisognerà quindi, secondo il solito, selezionare la superiore, essendo questa la notizia di arrivo del legame stesso.

Modifica natura titolo

Ricorre regolarmente la domanda su come si faccia a modificare una natura titolo errata.

La risposta è molto semplice: non si può (bisogna creare una nuova notizia ed eliminare quella errata), con un’unica eccezione, cioè il cambiamento tra A e B (rispettivamente titolo di raggruppamento controllato e non controllato).

Molti pensano però che sia possibile solo il cambiamento da B ad A (una specie di promozione), ma è possibile anche l’inverso, cioè il cambiamento da A a B, che è da fare quando la natura A è stata assegnata per errore (ad esempio quando viene creato un titolo uniforme musicale, che è sempre A, invece di un titolo uniforme “generico”.

Aggiornamento 16.8.2012: ovviamente ora, non essendo più ammessi i titoli B, non si deve più fare la modifica da A a B, quand’anche il programma lo permettesse, mentre quella da B ad A serve per rendere il titolo conforme alle regole attuali, e si può pensare che prima o poi verrà fatta una bonifica generale per effettuare questa operazione.

 

Legami 5 e 7

I legami 5 e 7 sono pochissimo usati, al punto da essere pressoché ignoti a molti catalogatori, e servono per collegare risepttivamente la notizia relativa alla pubblicazione in esame e “altre edizioni già pubblicate della stessa opera” (legame 5, manuale SBN p. 147) o per il collegamento tra edizioni parallele o fra edizioni su supporti fisici diversi (legame 7, sempre p. 147).

Questi legami si usano solo se le edizioni hanno titoli propri diversi (p. 148).

Come si vede, la definizione del legame 5 è abbastanza confusa, sopratutto per noi che ora comprendiamo meglio il ruolo del titolo uniforme, che è per l’appunto ciò che ha la funzione di collegare diverse edizioni della stessa opera: il legame al titolo uniforme è in SBN previsto, quindi il legame 5 sarebbe superfluo, ma dal contesto sembra di capire che in realtà ci riferisce ad un legame tra edizioni della stessa opera in qualche modo collegate, ma con titoli diversi, quindi in realtà, nella terminologia FRBR, ad un legame tra manifestazioni, e non tra opere e manifestazioni. Interpretato così, questo legame potrebbe avere una certa utilità per ricostruire la storia bibliografica di una pubblicazione.

Più chiaro è il legame 7, che si applica quando una stessa pubblicazione ha edizioni diverse che si distinguono solo per la lingua o per il supporto, per esempio su carta e in formato elettronico: la condizione che queste edizioni debbano avere titoli diversi peraltro è quasi scontata per il caso di edizioni in più lingue, mentre si verifica raramente nell’altro caso, e del resto una differenza di titolo può far pensare piuttosto ad edizioni indipendenti di una stessa opera.

Ma il problema di questi legami è la loro cattiva implementazione, che in fase di cattura comporta la cattura di tutti i titoli legati, compresi quelli che la biblioteca non possiede: il risultato è quindi la produzione di localizzazioni errate, cosa in contrasto, oltre che col buon senso, con la logica di SBN che vuole giustamente tutti i dati catalografici collegati in qualche modo a documenti realmente posseduti dalle biblioteche.

E’ evidente che questo confonde l’utente, che negli opac di polo potrebbe ancora notare che non ci sono documenti fisici collegati a certi titoli (ammesso che noti questi particolai), ma in opac di indice no perché ci sono solo le localizzazioni.

Per questo motivo bisogna confermare il criterio già comunicato alle biblioteche nel 2003 di non creare legami di questo tipo, perché gli inconvenienti superano di gran lunga i vantaggi.

Nei reticoli catturati però i legami non dovranno essere eliminati, perché si tratta pur sempre di legami previsti dalle regole di catalogazione, quindi non possiamo impedire agli altri poli di crearli.

Ci si può chiedere se sia il caso, dopo una cattura, di delocalizzare i titoli non posseduti: ciò ovviamente è possibile dal punto di vista tecnico, ma è da osservare che è una operazione che forza la logica di funzionamento del programma e, dal punto di vista del programma stesso, equivale a creare artificialmente una squadratura. Per questo non mi sentirei di consigliarne l’uso.