Alcuni bibliotecari si sono giustamente chiesti in che modo rendere ricercabile il titolo della singola opera contenuta in una raccolta con titolo d’insieme.
Per rispondere, facciamo innanzitutto un ripasso di terminologia: il titolo riportato sulla pubblicazione si chiama titolo d’insieme, mentre titolo di raggruppamento è una vecchia denominazione, che non andrebbe più usata, per quello che adesso si chiama titolo uniforme ed ha la funzione di identificare un’opera (mentre la precedente denominazione faceva piuttosto riferimento al raggruppamento delle schede nel catalogo cartaceo).
Le raccolte di opere preesistenti con titolo d’insieme si differenziano perché alcune presentano sul frontespizio l’elenco delle opere contenute, mentre altre non lo hanno.
Nel secondo caso è evidente che l’elenco delle opere non si può mettere nell’area del titolo ma solo nella nota di contenuto, il primo è disciplinato dal paragrafo 4.1.1.4 delle Reicat (http://norme.iccu.sbn.it/index.php?title=Reicat/Parte_I/Capitolo_4/4.1/4.1.1#4.1.1.4 – c’è anche il paragrafo M1A.4 della bozza della nuova guida SBN che dice sostanzialmente la stessa cosa):
Se la pubblicazione contiene più opere o parti di opere preesistenti (degli stessi autori o di autori diversi o anonime) e la fonte primaria reca sia un titolo d’insieme sia i titoli delle opere contenute (o di alcune di esse) si riporta di norma solo il titolo d’insieme. I titoli delle opere contenute si riportano o segnalano in una nota di contenuto (par. 4.7.1.8 A); sono però riportati come complemento del titolo quando sono compresi in una formulazione discorsiva o comunque la loro omissione nuocerebbe alla chiarezza della descrizione (par. 4.1.2.1 B, punto d).
E’ chiaro quindi che, tranne in casi particolari, non si può inserire l’elenco delle opere nell’area 1. Si può fare la nota di contenuto, che però non è ricercabile in SbnWeb e quasi mai negli opac.
Questo per quanto riguarda la descrizione, che come si vede non offre molte possibilità per rendere possibile la ricerca.
La soluzione del problema viene dalla gestione dei legami, e in particolare di quelli tra una raccolta di opere preesistenti e le opere contenute, trattata nel paragrafo 12.4.1 delle Reicat (http://norme.iccu.sbn.it/index.php?title=Reicat/Parte_II/Capitolo_12/12.4/12.4.1), mentre nella bozza della nuova Guida manca ancora la parte sui legami.
Le singole opere contenute vengono segnalate tramite il loro titolo uniforme (natura A) che va legato al titolo M (quindi legame M9A) della raccolta (che se ha un titolo significativo avrà anche un suo specifico titolo uniforme).
In sintesi il criterio è questo: il t.u. per le opere contenute è obbligatorio solo nei casi espressamente citati nella norma, ma è sempre consentito, quindi la biblioteca può inserire tutti quelli che ritiene utili.
Il t.u. va formulato in lingua originale, ma la forma italiana si può registrare come variante del titolo, ossia come titolo D legato al titolo A.
Lo schema sarebbe quindi il seguente:
TITOLO M
Legato a TITOLO A
Legato a TITOLO D
Molti di questi titoli uniformi, anche se non tutti, sono già presenti, soprattutto se si tratta di opere pubblicate anche autonomamente. Non è detto però che ci sia sempre il titolo D collegato.
Ci sarebbe anche un’altra possibilità, cioè l’uso del titolo analitico (spoglio, natura N), anche se le Reicat hanno poca simpatia per questo tipo di titolo. In base ai criteri generali però lo spoglio andrebbe a sua volta legato al titolo uniforme, per cui si ha una complicazione in più. Questo tipo di trattamento è esplicitato nella Guida alla catalogazione della musica in SBN, che dice di usarlo se necessario per riportare informazioni descrittive importanti, cosa che però succede soprattutto per le registrazioni musicali e la musica in genere, più difficilmente per i testi. Vedremo che cosa dirà la Guida generale quando finalmente sarà stata completata.
Nell’insieme, la soluzione più “economica” è quella di legare il t.u. al titolo base della raccolta. Ancora più economico sarebbe creare solo lo spoglio senza t.u., che è molto semplice perché comprende solo l’area 1 e l’indicazione della paginazione (nel senso di pagine in cui è contenuta l’opera) da inserire in nota al legame, ma ciò sarebbe al di fuori delle indicazioni delle Reicat (http://norme.iccu.sbn.it/index.php?title=Reicat/Parte_II/Capitolo_9/9.0/9.0.3) anche se nella pratica spesso succede e in una biblioteca molto piccola e con poche risorse per catalogare secondo me sarebbe certamente tollerabile (anche su questo vedremo che cosa dirà la nuova Guida).
Infine, ci si può chiedere se sia il caso di fare anche la nota di contenuto oltre ai legami ai t.u. (ammesso di averne tempo e voglia). Le regole, per quello che ho trovato, non dicono niente, quindi la cosa è rimessa alla valutazione del catalogatore. La nota di contenuto ha una sua utilità non per la ricerca, ma per l’informazione immediata che dà a chi ha trovato i libro, senza obbligarlo ad esaminare i legami (peraltro se sia agevole o no esaminare i legami dipende soprattutto da come l’opac presenta i dati all’utente), però è anche abbastanza onerosa da compilare quindi la scelta di non farla sarebbe certamente comprensibile. A volte può essere utile anche solo una nota sintetica che dà informazioni sul contenuto ma non elenca i singoli titoli (ad esempio “Contiene 7 racconti pubblicati tra il 1978 e il 1985”).
Infilare ugualmente “a forza” in area 1 i titoli contenuti, presentandoli come complementi del titolo o con altri artifici per lo più ancora peggiori, invece è cosa da evitare, anche se materialmente possibile, perché fuori dalle regole e quindi non accettabile in un catalogo collettivo (è una di quelle soluzioni personalizzate che potevano andare quando le biblioteche avevano ciascuno il loro catalogo indipendente).
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